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VALLI DEL NATISONE

Testi e foto di Romeo Pignat

Valli del Natisone-Nediške Doline: una terra da scoprire

La Grotta di San Giovanni d’Antro-Landarska Jama, insieme con il Santuario della Beata Vergine di Castelmonte-Stara Gora, è il sito più importante delle Valli del Natisone-Nediške Doline o Slavia Friulana.

Due scorci del Santuario Mariano di Castelmonte, ritenuto uno dei primi luoghi di culto della Cristianità e già fortificato nel 1253. Da secoli il Santuario è meta d’importanti pellegrinaggi, in particolare da Friuli, Veneto, Slovenia e Carinzia.

Questa parte del Friuli orientale ai confini con la Slovenia, si distingue per la particolare dolcezza dei paesaggi collinari e prealpini e, soprattutto, per un’identità culturale unica, elaborata da un popolo slavo qui insediatosi nel VI secolo: una comunità capace di mantenere una propria lingua slava (il nediško) e peculiari tradizioni, come riti di antichissime origini (dalla koleda alla devetica) o i carnevali spontanei che ancora sopravvivono in alcune frazioni del Comune di Pulfero. A Rodda e a Mersino sono protagonisti i pust, gli “arlecchini della Slavia friulana”, a Montefosca i blumari, con i bianchi costumi e gli spettacolari copricapi.

Veduta del Matajur dai prati di Spignon

Le Valli del Natisone si distendono, con una miriade di borghi spesso abitati da poche persone, dai 152 metri sul livello del mare di Ponte San Quirino ai 1641 metri del Matajur-Monte Maggiore, che incombe con vedute spettacolari sulla sottostante Valle dell’Isonzo.

Il grande protagonista del paesaggio è il Natisone-Nediža, costeggiato da facili sentieri e le cui limpide acque smeraldine lambiscono spiagge incontaminate, ideali per la balneazione.

A Ponte San Quirino, dove comincia culturalmente il mondo slavo, il Natisone ha modellato una profonda Forra, una meraviglia naturale di questo territorio. Altri torrenti – come l’Alberone, il Cosizza, l’Erbezzo – concorrono alla ricchezza d’acque delle Valli, che annoverano tra i propri gioielli anche alcune spettacolari cascate, come quella del Kot, in comune di San Leonardo, immersa in una fitta vegetazione che evoca paesaggi subtropicali.  

Nelle Valli, foreste di querce o di faggi alle quote più elevate, si alternano a vaste distese verdi, alcune di grande pregio paesaggistico e naturalistico, come i prati di Spignon o i prati di Tribil percorsi da un sentiero spettacolare.  

L’impronta dell’uomo nel paesaggio si apprezza in particolare nei caratteristici borghi rurali, dove il tempo si è fermato: stradine acciottolate o sterrate, case di pietra con ballatoi e balconi di legno, appartati cortili con pergolati di uva americana, antiche fontane, sono gli scorci preziosi di paesini come Cicigolis, Biacis, Montefosca, Topolò e altri ancora.

Uno scorcio di Cicigolis e una veduta di Topolò 

Anche la fede ha lasciato segni unici nelle Valli del Natisone, come testimonia il sentiero delle 44 chiesette votive, che percorre per ben 167 chilometri questo territorio denso di spiritualità, facendo scoprire piccoli capolavori d’arte nel silenzio di paesaggi incontaminati.

La Chiesetta di San Donato Martire, a monte di Lasiz

Cortyn/Shutterstock.com  

Straordinari anche i ricordi e le testimonianze della Prima guerra mondiale: il valico di Stupizza è stato il varco della Rotta di Caporetto (Kobarid). Su un aereo crinale del Monte Kolovrat, le trincee della Grande Guerra incombono sulla Valle dell’Isonzo.

Per apprezzare l’intensità e la bellezza delle Valli del Natisone, basta esplorare i dintorni della Grotta. A Pegliano, a pochi chilometri da Antro, è un castagno plurisecolare, annoverato tra gli alberi monumentali del Friuli Venezia Giulia, e facilmente raggiungibile attraverso un ombroso sentiero nel bosco.

Collegato tramite un comodo sentiero alla Grotta d’Antro è il borgo di Biacis, che racchiude alcune curiosità e monumenti simbolo di questo territorio. Tra questi, Casa Raccaro, un edificio storico che ospita un piccolo museo etnografico e uno spazio espositivo; il Castello di Ahrensperg,recentemente ristrutturato; un piccolo ponte romano; la fontana costruita dai Cavalleggeri di Alessandria durante la Prima guerra mondiale, con i mascheroni caricaturali dei sovrani degli Imperi centrali.

Sempre a Biacis, si trova la Chiesetta di San Giacomo Apostolo, di antichissime origini ma ricostruita dopo il terremoto del 1511. Davanti alla chiesa, durante le dominazioni del Patriarcato di Aquileia e della Serenissima Repubblica di Venezia, si riuniva la locale comunità, per prendere in autonomia decisioni amministrative e giudiziarie. Il punto di riferimento per queste riunioni era la Lastra di Biacis, oggi conservata e valorizzata in un angolo del borgo. Incisi sulla lastra sono vari segni di oscura interpretazione, tra cui la “tria”, talora associata alla “triplice cinta” dei Templari. Esoterismo, leggende, misteri, si collegano a quelli della vicina Grotta d’Antro, contribuendo al fascino irresistibile di questa terra, ancora tutta da scoprire.